Asilo nido, baby sitter o nonni?
Come decidere serenamente a chi affidare i propri figli
Spesso si discute se sia meglio affidare i bambini piccoli agli asili nido oppure alle cure di un’unica figura di riferimento come la “tata” o i nonni.
Di fronte a questa scelta diversi e contrastanti riflessioni affollano la mente dei genitori:
“Meglio l’amore dei nonni, che non le cure standardizzate, almeno gli trasmettono l’affetto…”;
“poi in mezzo a tutti questi bambini si ammalano, non li guardano bene…”;
“come fanno al nido a dargli le giuste attenzioni?”;
“ma cosa possono dargli di più di quello che gli darebbero i nonni?”.
E ancora:
“Il bambino va al nido perché ha bisogno di socializzare”;
“il bambino andando al nido sarà più pronto per la scuola materna”
“sarà seguito meglio da una tata di fiducia, sarà più semplice mantenere un’unica linea educativa e per il bambino ricevere attenzioni più adeguate alla sua età!”.
Il punto è che nessuna di queste affermazioni è di per sé errata. E allora come e cosa scegliere?
Di recente la questione è stata sollevata da un numeroso gruppo di esperti tra cui Steve Biddulph e Richard Bowlby: il primo, psicologo ed autore di numerosi libri sui temi della genitorialità e dell’educazione; il secondo, figlio di John Bowlby e teorico dell’attaccamento.
A loro avviso, le condizioni migliori per lo sviluppo dei bambini piccoli sono quelle che derivano da una costante interazione con una adeguata figura di riferimento (relazione uno-ad-uno, non garantita dall’asilo dove un solo educatore cura più bambini). Spesso la scelta dei genitori di affidare il loro piccolo al nido è supportata dall’idea che i bambini, vivendo tra pari, imparino a socializzare meglio e sarà per loro più facile affrontare il percorso scolastico. In realtà, difficilmente si osserva un vero e proprio bisogno di socializzare in un bambino piccolo: è solo verso la fine del primo anno e l’inizio del secondo anno che si osserva infatti l’imitazione reciproca tra bambini (il cosiddetto gioco parallelo, un gioco non coordinato, lo stesso gioco viene svolto da ogni bimbo per conto suo) e solo dal secondo-terzo anno di vita i bambini entrano in relazione in maniera reciproca e complementare (e non speculare); ciò è possibile perché i bambini ora condividono scopi e motivazioni, sanno rispettar i turni e metter in atto il gioco di finzione.
Pertanto, laddove fosse possibile scegliere, sarebbe consigliabile optare per la tata o i nonni per i bimbi di età inferiore al primo/secondo anno di vita. Quando gli asili nido, però, rappresentano l’unica soluzione possibile perché non ci sono alternative logistiche (nonni o parenti disponibili) o economiche, è bene ricordare che ormai ne esistono tanti di ottima qualità e che nei nidi il piccolo viene spesso affidato ad una figura specifica in grado di dargli cure personalizzate e individuali, finché da solo riesca a riconoscere tutte le altre figure e magari scegliere quella prediletta. Inoltre, il coinvolgimento di figure professionali permette spesso al bambino di sperimentare un rapporto che non viene caricato da aspettative da parte dell’adulto (a differenza di quanto accade con nonni e tate!), e quindi spesso privo di tensioni anche grazie alla condivisione degli avvenimenti all’interno del gruppo di colleghi, dove l’esperienza e la preparazione permettono di relativizzare e comprendere meglio un semplice pianto.
Gli educatori fungono allora da figure supportive alla famiglia, sia perché riescono con maggiore facilità a relativizzare gli avvenimenti che possono destare preoccupazioni ai genitori, sia perché rappresentano una reale risorsa nel caso di difficoltà effettive.
Inoltre, dopo l’anno di vita, il nido rappresenta per il bambino un’occasione per socializzare, non nel senso inteso dagli adulti di conoscere altre persone, quanto piuttosto in quello di vivere con gli altri e imparare imitando. Vedendo i coetanei, il piccolo è spinto dall’istinto a fare quello che fanno gli altri!
E i nonni? Spesso la scelta, per motivi di fiducia o economici, ricade sui nonni. Si sa, l’amore dei nonni è unico e spesso i genitori, spinti dall’idea di trovare dei validi sostituti, senza alcun dubbio optano per i nonni. In realtà il ragionamento dei genitori è che ci possa essere una sostituzione della figura materna (o anche paterna) nelle cure date al bambino, ma questa confusione appartiene solo a noi grandi perché i bambini sanno perfettamente distinguere tra mamma, papà e le altre figure che possono prendersi cura di loro, ma che non fanno altro che ampliare la loro rete di relazioni; come valenza aggiuntiva e non sostitutiva.
E’ dunque importante tener presente che i nonni, così come la baby-sitter o gli educatori, non sono sostituti dei genitori, ma altre figure significative nella cura dei bambini.
Se da un lato la scelta dei nonni può sembrare quella più rassicurante per i genitori, dall’altro la situazione con i nonni può essere quella che ci mette più a dura prova, in quanto può riportare alla luce problemi di rapporto tra figli e genitori, e che ora riemergono in tutta la loro forza.
La frustrazione di vedere che i nostri genitori ignorano le nostre indicazioni, contestano apertamente i nostri metodi, ci tolgono autorità nei confronti dei nostri figli, può far riemergere una serie di conflitti irrisolti propri della fase adolescenziale. Con un po’ di buon senso si può far fronte a questa nuova situazione, senza togliere nulla al prezioso rapporto tra nonni e nipoti.
E’ importante che la coppia genitoriale sia unita nel mostrarsi nella nuova veste di genitori e complice nel modificare, ancora una volta, la relazione con i neo-nonni. I neonati genitori devono autolegittimarsi tali agli occhi dei propri genitori e devono essere riconosciuti come genitori altrettanto competenti e degni di fiducia e rispetto dai neo-nonni. Solo così sarà possibile evitare quelle fastidiose sostituzioni di ruolo che minano le relazioni familiari e creano un clima di tensione nocivo per tutti, soprattutto per i più piccoli.
Ad ogni modo, qualsiasi sia la Vostra scelta, è bene ricordare che come sempre il bambino riflette e percepisce “il come” i genitori vivono a livello emotivo le scelte che fanno (anche spesso a livello inconscio). Quindi, prendete una decisione condivisa e che vi faccia stare sereni: che sia dai nonni, o con una baby-sitter o al nido, se siete in ansia, o non convinti o non vi fidate di dove lo lasciate, per il bambino aumentano le possibilità che ci siano ripercussioni di qualche tipo.
Tutto è possibile solo se i genitori che affidano i propri piccoli, ai nonni o al nido o alla tata, riescono a farlo con una certa serenità. La serenità potrà consolidarsi nel tempo, ma è necessario che questa parziale delega delle cure parta da un certo rapporto di fiducia tra gli adulti che girano intorno al bambino e che il tempo trascorso “senza la mamma e il papà” non sia erroneamente vissuto dagli stessi come un tempo vuoto o carenziale sulla scia dei sensi di colpa per averlo lasciato (o peggio, “abbandonato”) per lavorare o prendersi i propri spazi di vita adulta, necessari d’altronde per una maternità o una paternità serena.
Marzo 2016
Dr.ssa Melania Del Vecchio